CAPITOLO 5 COSA DEVE E/O PUÒ FARE L’ITALIA?

5.1 Formulazione delle domande

Il tema delle sanzioni (5.2.2) e dell’invio delle armi (5.2.1), le due principali forme di sostegno date dalla comunità occidentale all’Ucraina, rappresentano i temi più frequentemente esplorati e mostrano che il livello di sostegno è fortemente influenzato dalla formulazione delle domande. Sebbene solo pochi istituti di sondaggio abbiano avuto la costanza di sottoporre domande identiche periodicamente nel tempo agli intervistati (le due eccezioni sono rappresentate da IPSOS e EMG), la comparazione dei (pochi) dati comparati nel tempo e dei (molti) modi in cui la domanda è stata chiesta mostrano chiaramente che gli ampi margini di variazione nelle percentuali di contrari, oscillando le percentuali di favorevoli rilevate dai due istituti di più di 20 punti percentuali, non sono tanto dovute ad una reazione agli eventi in Ucraina, quanto piuttosto a specifiche variazioni nel modo in cui sono formulate le domande e il loro formato.

Contemporaneamente ai due principali temi indagati, circa le azioni che possono e non possono essere messe in campo direttamente a sostegno di uno o dell’altro schieramento, sono state poste altresì domande relative ad un diretto intervento militare dell’Italia (5.2.3), all’ingresso nella NATO e nell’UE da parte dell’Ucraina (5.2.4), all’aumento delle spese militari (5.2.5) nonché a considerazioni circa l’istituzione dell’esercito europeo (5.2.6). Il Wording sembra assumere una certa rilievo soprattutto sui temi che non implicano azioni concrete o dirette sulla popolazione italiana, come, ad esempio, l’istituzione di un esercito (unico) europeo.

5.2 Principali risultati

5.2.1 Inviare Armi

  • La maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi all’Ucraina, con percentuali di favorevoli raramente superiori al 45% e tale contrarietà resta stabile nel tempo.

Nell’insieme, sulla base dei sondaggi disponibili, circa il 40% degli italiani si è dichiarato favorevole all’invio di armi nel tempo, ma con un ampio campo di variazione, che va da un minimo del 23% di italiani che il 10 ottobre 2022 ritengono “giusto continuare a inviare armi all’Ucraina” (indagine EMG), ad un massimo del 59% che il 20 aprile 2022 risponde di essere d’accordo con il “finanziamento dell’acquisto e fornitura di equipaggiamento militare all’Ucraina” (indagine Flash Eurobarometro). Due sondaggi diversi proposti dal Termometro Politico e condotti a distanza di un anno l’uno dall’altro confermano quanto scritto. Nella domanda del 29-31 marzo 2022 il 42% degli intervistati si dichiara “molto” o “abbastanza” favorevole all’invio di armi all’Ucraina, allo stesso tempo, il 57% degli intervistati si dichiara “poco” o “per nulla” favorevole. Nella domanda del 16-18 maggio 2023 invece il 40% degli intervistati si dichiara “molto” o “abbastanza” favorevole all’invio di armi, mentre il 59% “poco” o “per nulla” favorevole.

  • Il contenuto della domanda, il suo formato e le alternative di risposta hanno tutti un effetto sulle percentuali di favorevoli e contrari.

Le percentuali di sostenitori dell’invio delle armi variano a seconda che si chieda se si sia “favorevoli,” se si sia “d’accordo” o se sia “giusto” inviare armi. Al netto della formulazione delle domande, meno persone ritengono “giusto” l’invio delle armi (il 33% in media), rispetto a quanti sono “d’accordo” (il 46% in media) con quelli favorevoli che si collocano tra questi due estremi (38% in media). Questo effetto, ben noto in letteratura, e dovuto alla pressione sociale verso il consenso alle politiche del governo, comunque non altera il risultato complessivo. Analogamente, la natura e combinazione delle alternative di risposta ha effetti sulle distribuzioni. Un esempio è rappresentato dalle sistematiche differenze di percentuali tra EMG e IPSOS, dovute al fatto che IPSOS, diversamente dalla maggior parte degli istituti di sondaggio italiani, ha sollecitato l’opinione degli intervistati sull’invio delle armi all’interno di una molteplicità di strategie alternative fra le quali scegliere, alcune delle quali non mutuamente esclusive. Non solo, ma le alternative offerte agli intervistati sono cambiate nel corso del tempo. Per cui, ad esempio, la crescita dei favorevoli all’invio di armi di 6-7 punti percentuali tra il 12 e il 16-18 maggio 2022 ed un ulteriore aumento, di maggiore entità, tra la metà e la fine luglio nel trend IPSOS sono entrambi da ricondurre alla variazione nella formulazione delle alternative di scelta, piuttosto che a reali spostamenti del clima di opinione.

  • Nello spiegare il sostegno per l’invio di armi, i dati mostrano che gli italiani non sono tanto sensibili al tipo di armi (pesanti, offensive, ecc.) ma piuttosto a chi le invia (l’Italia, la NATO, l’UE).

Il riferimento al tipo di armamenti – pesanti o offensive e leggere o difensive – inviati all’Ucraina e il contributo che può avere tale riferimento nell’aumentare o diminuire il sostegno ha suscitato qualche discussione tra gli addetti ai lavori. Una analisi dei dati disponibili sembra indicare che tale riferimento non ha un effetto significativo sugli intervistati, né in una direzione né nell’altra. Due domande (tutte da Euromedia) che specificano quali armi dovrebbero essere inviate (missili, cingolati, artiglieria pesante, ecc.) ottengono percentuali di favorevoli in media con le domande che invece non specificano la natura delle armi da inviare (rispettivamente il 38% il 25 maggio 2022 e il 41% il 28 aprile 2022). Queste percentuali sono leggermente superiori a quella ottenuta il 3 maggio 2022 dall’EMG, in cui il 28% degli intervistati era d’accordo con l’invio di “armi pesanti” all’Ucraina, in leggerissimo calo rispetto al 30% di favorevoli della rilevazione precedente, ma che viene poi recuperata dalla rilevazione successiva del 10 maggio 2022.

Leggermente diverso è il discorso su chi deve inviare le armi; se cioè il riferimento esplicito al governo italiano o ad altri attori, quali la NATO o l’UE, abbia un qualche effetto. In questo caso si registra un leggero aumento del sostegno in assenza di un esplicito riferimento all’Italia. La domanda EMG il 30 maggio 2022 ha chiesto se la NATO (non l’Italia) dovese inviare “armi più pesanti di quelle inviate finora (per esempio aerei da guerra)” e in questo caso la percentuale di italiani favorevoli scende al 25% (a fronte di un 44% di contrari e di un 31% di persone che non sanno o non rispondono). Poiché in questa domanda è presente anche un riferimento alle armi pesanti, può essere utile vedere se le cose cambiano quando questa informazione non è inclusa nella domanda. Una indagine della Bertelsmann Foundation aiuta a rispondere: il riferimento all’Italia, piuttosto che all’UE, riduce leggermente il favore all’invio di armi, che passa dal 42% degli italiani a favore dell’invio delle armi da parte dell’UE, al 39% di quelli che lo pensano se è l’Italia a farlo. Il riferimento all’UE potrebbe contribuire a spiegare (insieme all’anodino riferimento al “finanziamento di equipaggiamenti militari”) perché nel Flash Eurobarometer di aprile 2022 il 59% si dichiara favorevole al “finanziamento dell’acquisto e fornitura di equipaggiamento militare all’Ucraina,” la percentuale in assoluto più alta di favorevoli all’invio delle armi, mai raggiunta in Italia in ogni periodo.

Anche il riferimento alla NATO sembra avere un qualche effetto. Nel maggio 2022 IPSOS propose due formulazioni diverse della stessa domanda, a breve distanza di tempo, in una delle quali si chiedeva se “è giusto che l’Italia e la Nato continuino ad inviare armamenti all’Ucraina” (9 maggio 2022) mentre nella seconda se “è giusto che l’Italia invii armamenti all’Ucraina” (2 maggio 2022). In questo caso, la differenza è minima. Il 40% è favorevole a che l’Italia lo faccia e il 41% quando anche la NATO è menzionata. Analogamente, quando il 30 maggio ad una domanda EMG che chiedeva “cosa dovrebbe rispondere la Nato” a “Kiev [che] chiede armi più pesanti di quelle inviate finora (per esempio aerei da guerra)” solo il 25% era favorevole a questa richiesta, una percentuale non dissimile da quella di precedenti e successive indagini dell’EMG. Tuttavia, poiché la prima domanda IPSOS include l’Italia con la NATO e la seconda ha anche un riferimento alle armi pesanti, il LAPS dell’Università di Siena ha cercato di chiarire il ruolo che l’attore che autorizza l’invio delle armi abbia sul sostegno nell’indagine condotta per conto di Aspen Italia. Per testare esplicitamente se il sostegno variasse a seconda che ad inviare le armi fosse la NATO, l’UE o l’Italia, nella domanda che chiedeva se l’intervistato “fosse d’accordo o in disaccordo con la decisione di fornire armi al governo ucraino,” si variava casualmente l’attore della decisione. Per un terzo degli intervistati si menzionava l’Unione Europea, per un altro terzo la NATO e un ultimo terzo riceveva il governo italiano. I risultati mostrano come sia la NATO a produrre l’effetto, quantunque modesto, più significativo – ed in senso accrescitivo del sostegno – rispetto all’UE e al governo italiano, il riferimento al quale totalizza il risultato più modesto.

5.2.2 Sanzioni

  • L’opinione pubblica italiana è tiepida anche nei confronti delle sanzioni. Nelle ultime rilevazioni disponibili, la maggioranza degli italiani si dice contraria o preferisce non esprimere un’opinione, mentre una minoranza si esprime favorevolmente. Dalle serie temporali, si registra un calo nel tempo del sostegno per le sanzioni.

Nei primi mesi del conflitto, come riportato dall’Eurobarometro, poco più di due terzi circa degli intervistati italiani era favorevole alle sanzioni economiche contro la Russia. Ad esempio, il 3 marzo 2022 l’EMG indicava un 60% di favorevoli alle “sanzioni contro la Russia,” maggioranza che passava al 65% una settimana dopo e al 67% dopo altri sette giorni. L’indagine Demos&PI del 12 aprile 2022 riportava una percentuale di favorevoli del 70% e il 19 aprile il 70% degli intervistati SWG era favorevole a che l’Italia “impartisca (sic!) sanzioni economiche nei confronti della Russia,” percentuale analoga (69%) a quella della rilevazione SWG del 9-14 marzo 2022. Tuttavia, nel settembre (7-9 settembre) 2022 ad una domanda di Quorum che chiedeva se “dopo tutti questi mesi, lei manterrebbe o toglierebbe le sanzioni alla Russia?” solo il 37% risponde di mantenerle ed un altro 37% di toglierle, con il 26% di indecisi, similmente ad ottobre 2022 (13 ottobre), ad una domanda EMG indagante l’opportunità di continuare ad appoggiare le sanzioni alla Russia solo il 35% si dichiara favorevole, il 43%, all’opposto, si dichiara contrario.

La serie più lunga di domande sulle sanzioni è stata posta da IPSOS e include un esplicito riferimento ai costi. Essa rivela un progressivo – ancorché lento – declino del sostegno per le sanzioni (Figura 2), che passa progressivamente da circa due terzi di intervistati a meno della metà. In linea con questo trend, alla domanda posta da IPSOS il 5 settembre 2022 che chiedeva a chi “oggi le sanzioni economiche comminate alla Russia stanno facendo più male,” il 70% degli italiani intervistati risponde all’Italia e agli altri paesi europei e solo il 14% indica la Russia (con un 16% che non risponde).

  • La scarsa fiducia degli italini negli effetti delle sanzioni può contribuire a spiegare il tiepido sostegno per esse.

Tra il 23 e il 28 marzo 2022 l’SWG chiese se “le sanzioni imposte alla Russia avranno un effetto molto, abbastanza, poco o per niente forte come deterrente contro future simili invasioni.” Solo il 36% risponde molto o abbastanza forte, il 45% risponde poco e il 19% per niente. All’inizio del conflitto (28 febbraio – 1° marzo 2022) Euromedia chiese ad un campione di italiani se considerassero “le sanzioni fino ad oggi attuate nei confronti della Russia (a livello economico, finanziario, sportivo…) e quelle in programma … efficaci e utili per indebolire la morsa del conflitto da parte della Russia.” Il 45% risponde di sì, il 35% di no e il 20% non risponde. Il 26-28 aprile 2022 e di nuovo il 25 maggio 2022 Euromedia chiese se “le sanzioni che i paesi occidentali stanno infliggendo alla Russia per l’attacco all’Ucraina, serviranno a far finire la guerra.” Il 41% le riteneva, in entrambe le rilevazioni, “utili ma non decisive,” mentre il 20% inutili e il 18% “pericolose perché inaspriscono e bloccano il dialogo di pace.” Solo il 15% nella prima rilevazione e il 12% nella seconda le ritengono “fondamentali.”

  • Due aspetti – tra loro fortemente correlati – rendono gli italiani sostanzialmente ambivalenti rispetto alle sanzioni economiche. Da un lato, è diffusa la consapevolezza che senza colpire la principale fonte di reddito dell’economia russa, l’esportazione di materie prime e segnatamente di gas e petrolio, le sanzioni non avrebbero indebolito in maniera sufficiente l’economia di quel paese. Dall’altro lato, la consapevolezza che, così facendo, anche l’economia dei paesi occidentali, e soprattutto dell’Italia, dipendente fortemente dal gas russo per i suoi approvvigionamenti energetici, ne avrebbe sofferto.

Sin dalle prime fasi del conflitto appare chiaro agli italiani che se non si colpiscono i settori nei quali la Russia esporta materie prime energetiche le sanzioni sarebbero state inefficaci. Questa convinzione è manifestata dall’indagine EMG del 9 maggio 2022 che chiede se le sanzioni economiche contro la Russia fossero “giuste ed efficaci,” “giuste ma inefficaci finché non conterranno l’embargo su petrolio e gas” o “sbagliate.” Sebbene solo il 13% le ritenesse sbagliate (e il 22% non rispondesse), la maggior parte dei favorevoli (46%) le ritiene giuste ma inefficaci fino a che non si introduca l’embargo di gas e petrolio) e solo il 19% le reputa “giuste ed efficaci.” E questa consapevolezza è confermata dalla indagine SWG del 23-25 maggio 2022 nella quale il 57% degli intervistati ritiene che “L’Italia e l’UE dovrebbero imporre sanzioni ancora più dure alla Russia.”

D’altro canto, una volta che i costi delle sanzioni – in termini di aumento dei prezzi dell’energia e di inflazione – vengono menzionati, l’entusiasmo per questa misura cala. Purtroppo, non abbiamo alcuna rilevazione nella quale l’effetto della menzione dei costi delle sanzioni energetiche contro la Russia sia stato oggetto di esplicita manipolazione sperimentale, per cui dobbiamo affidarci a comparazioni nel tempo, tra domande diverse. E i dati disponibili sembrano suggerire appunto che il riferimento ai costi deprima, seppur leggermente, il sostegno per le sanzioni. Due esempi: il primo ci viene dalle indagini EMG dove il 3 marzo 2022 fu chiesto se l’intervistato fosse d’accordo con le “sanzioni contro la Russia” e il 7-9 aprile 2022 invece se l’intervistato fosse “favorevole ad un embargo totale del gas e petrolio russi.” A marzo il 60% era favorevole alle sanzioni, ad aprile la percentuale di persone molto o abbastanza d’accordo con l’embargo totale scende al 50%. Il secondo esempio è tratto da una indagine Demos&PI dell’11-12 aprile 2022, nella quale fu chiesto all’intervistato se fosse favorevole o contrario a una serie di “azioni dell’Italia e degli italiani” fra le quali “le sanzioni economiche contro la Russia” e “la rinuncia totale al gas e alle risorse energetiche provenienti dalla Russia.” Il 70% degli intervistati si dichiara favorevole alle sanzioni contro il 59% di favorevoli alla rinuncia totale al gas russo.

Tuttavia, vi sono altre indagini che suggeriscono una maggiore disponibilità degli italiani a sopportare le conseguenze di un embargo totale sul gas e petrolio russo. A settembre 2022, EMG chiese se “Di fronte all’impennata del prezzo del gas secondo lei bisognerebbe togliere le sanzioni economiche alla Russia.” Il 50% risponde di no, il 30% di sì e il 20% non si pronuncia. E il 28 marzo 2022, ad EMG che chiedeva se l’intervistato “sarebbe disposto a rinunciare alle forniture di gas russo, privandosi di energia elettrica e/o riscaldamento per qualche ora al giorno, pur di dare un chiaro segnale di condanna all’aggressione contro l’Ucraina,” il 34% si dichiara pronto a questa rinuncia, a fronte di un 50% di contrari e un 16% di indecisi. Analogamente, il 30% degli intervistati dalla Noto sondaggi il 4-5 aprile 2022 dichiara di essere pronto a “non poter usare gas ed energia in alcune ore della giornata” per effetto del razionamento imposto dalle sanzioni energetiche.

  • La disponibilità a sopportare i costi delle sanzioni energetiche varia a seconda degli argomenti usati per giustificare il mantenimento o il ritiro delle sanzioni.

Termometro Politico tra il 30 agosto e il 2 settembre 2022 ha chiesto se “Di fronte all’impennata del prezzo del gas e dell’inflazione, secondo lei si dovrebbero togliere le sanzioni alla Russia?” Il 44% degli intervistati di fronte a questa domanda, che esplicita alcune possibili conseguenze delle sanzioni per gli italiani, risponde di no, sulla base di due argomenti offerti nelle risposte – “vorrebbe dire cedere a un ricatto. Anzi, dovremmo essere più duri con Mosca” e “sarebbe un cedimento. Le sanzioni devono rimanere al livello attuale” – mentre il 23% risponde di sì perché è opportuno “rivedere l’atteggiamento verso la Russia” e il 28% ritiene che “non avremmo dovuto imporre alcuna sanzione fin dall’inizio.”

Due domande, poste da Ixe e da Quorum ai primi di settembre 2022, e che contestualizzano con argomenti diversi le ragioni per le sanzioni, suggeriscono quanto sensibile al framing siano le risposte degli italiani su questo punto. Da un lato, Ixe, tra il 29 agosto e il 2 settembre 2022, chiede se la scelta di imporre le sanzioni sia giusta, premettendo che “L’Italia, insieme ad altri Paesi dell’Unione Europea, ha deciso di imporre pesanti sanzioni economiche (blocco delle banche e del commercio) alla Russia, allo scopo di indebolirla e di accentuare le fratture al suo interno per fermare il conflitto.” In questo caso, il 66% degli intervistati risponde che è giusta e solo il 30% la ritiene una decisione ingiusta. Invece quando, come in Quorum il 2-4 settembre 2022, si chiede se sia stato giusto imporre le sanzioni a Mosca, premettendo che “le sanzioni alla Russia per l’aggressione all’Ucraina hanno portato a ritorsioni, anche sulla fornitura di gas,” solo il 43% la ritiene una scelta giusta, il 37% sbagliata e il 20% non risponde. Pochi giorni dopo Quorum reiterò la domanda, chiedendo se fosse giusto imporre le sanzioni considerando che “hanno portato a un forte innalzamento dei prezzi:” in questo caso, il 43% risponde di ritenerle giuste, il 34% sbagliate e il 24% non risponde.

Infine, nelle due domande di Demos&Pi e Demetra, poste a febbraio e aprile 2023 (20 febbraio e 26-27 aprile), si chiede agli intervistati di collocarsi su una scala che va da 1 a 10 dove 1 significa totalmente contrario e 10 totalmente d’accordo in relazione al mantenimento delle sanzioni alla Russia, approssimativamente in ambedue le domande il 60% degli intervistati esprime una valutazione pari e superiore a 6.

5.2.3 Intervento militare

  • La maggioranza assoluta degli italiani è contraria ad un intervento diretto del nostro paese nel conflitto e tale orientamento resta costante nel tempo. Si nota peraltrro un effetto diverso se si parla di coinvolgimento di truppe NATO o di truppe italiane.

Diverse domande hanno esplorato il tema dell’intervento militare. Generalmente, e in maniera costante nel tempo, maggioranze assolute si sono dimostrate contrarie ad un intervento diretto nel conflitto di qualsiasi tipo e con qualsiasi modalità. Si osservano differenze rilevanti nell’ampiezza del fronte di chi si dice contrario – e, di conseguenza, anche di chi si dice favorevole – nell’eventualità in cui la domanda posta indaghi un eventuale intervento di truppe NATO, ovvero chida esplicitamente o sottintenda un intervento di truppe italiane. Il 59% degli intervistati da EMG il 1° Marzo 2022 si dice contrario ad un intervento delle nostre truppe a fianco di quelle NATO, mentre il 22% sarebbe favorevole; sempre a Marzo 2022, indagando la possibilità di un intervento diretto con i propri militari, il 72% degli intervistati di Noto Sondaggi si dichiara contrario, il 15% favorevole. Similmente, il 10 Marzo 2022 il 78% degli intervistati da IPSOS sull’eventualità di un intervento di truppe italiane si dichiara contrario, allo stesso tempo, il 15 Marzo, solo il 62% degli intervistati EMG è della medesima opinione nei riguardi di un probabile intervento di truppe NATO.

Si noti, infine, che tale maggioranza assoluta resta costante nel tempo: il 69% degli intervistati da Euromedia Research il 24 gennaio 2023 si dichiara contrario ad un intervento della NATO nel conflitto russo-ucraino, ancor di più, il 74% degli intervistati da Tecnè a febbraio 2023 (11-13 febbraio) rimane della stessa opinione nei confronti delle truppe italiane.

5.2.4 Ingresso alla NATO e all’UE

  • Maggioranze significative dichiarano di volere rimandare le decisioni sull’eventuale ingresso dell’Ucraina nella NATO e nell’Unione Europea. Contemporaneamente, maggioranze crescenti nel tempo si dichiarano contrarie all’ingresso dell’Ucraina nella NATO, e timidamente favorevoli all’ingresso della stessa nell’UE. Gli intervistati italiani si dimostrano più favorevoli ad un ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europeo piuttosto che nella NATO.

L’indagine SWG del 2-4 Marzo 2022 dimostra come maggioranze robuste siano favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nell’UE (71%), ma come, allo stesso tempo, la medesima riflessione non possa essere fatta sull’adesione alla NATO: solo il 54% degli intervistati si dichiara favorevole, mentre il 36% è contrario. Nell’indagine dell’Euromedia Research del 27-28 Aprile 2022, sebbene il 40% degli intervistati sia contrario all’ammissione dell’Ucraina nell’Unione Europea, una maggioranza relativa si dimostra comunque favorevole (42%); si noti, però, che la maggioranza relativa degli intervistati (il 48%) si dichiara contraria all’adesione alla NATO da parte dell’Ucraina ( il 31% si dimostra invece favorevole).

  • Il fattore temporale gioca un ruolo rilevante: davanti alla possibilità di un’adesione in tempi rapidi sia alla NATO che all’UE maggioranze solide sono contrarie all’adesione alla prima e il sostegno per l’adesione alla seconda si affievolisce.

Se nel sondaggio SWG del 16-18 Febbraio 2022 il 33% degli intervistati si dichiarava favorevole ad un’eventuale adesione dell’Ucraina alla NATO, mentre il 27% contrario, nel sondaggio del 15-17 Febbraio 2022 del Termometro Politico, ponendo il campione davanti a un set di scelte composito e più articolato, il 54% si dichiara contrario all’adesione, allo stesso tempo solo il 18% è favorevole, mentre il 22% lo potrebbe essere ma rimandando di alcuni anni la discussione. Indagando invece l’opinione circa un ingresso in tempi rapidi dell’Ucraina nella Nato, il 48% degli intervistati dall’Euromedia Research si dichiara contrario e solo il 31% favorevole.

Quanto all’adesione all’UE, se il 71% degli intervistati SWG del 2-4 Marzo 2022 si dichiarava apertamente favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, osservando la composizione della maggioranza nel campione del Termometro Politico del 1-3 Marzo 2022, che propone un set di risposte più numeroso e articolato, si evince come il 16% degli intervistati sia favorevole, il 30% lo accetti come atto simbolico rimandando però la decisione ufficiale, il 28% posporrebbe la decisione di un paio di anni e il 24% sarebbe contrario a prescindere. L’iniziale forte sostegno decresce significativamente se ad essere indagata è un’adesione nell’UE in tempi stretti da parte dell’Ucraina: solo il 42% degli intervistati dall’Euromedia Research (27-28 Aprile) si dichiara favorevole a cui si contrappone un fronte di contrari composto dal 40% degli intervistati. Tale dinamica è ancora più chiara alla luce della domanda posta da IPSOS a gennaio 2023 (10-11 gennaio): sebbene il 29% degli intervistati si dichiari favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’UE il 33% si dichiara invece contrario, mentre ben il 38% degli intervistati (maggioranza relativa del campione) sarebbe favorevole “ma non ora”.

  • L’opinione pubblica italiana, osservata in chiave comparata con quella di altri sei paesi, si dimostra tendenzialmente più restia ad un’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Allo stesso tempo, la percentuale degli indecisi tende ad essere maggiore in Italia rispetto che in altri paesi.

Nell’indagine comparata di Euroskopia dell’8-11 Marzo 2022, si osserva nettamente come l’opinione pubblica italiana, comparata con gli altri paesi indagati, sollecitata sull’eventualità dell’ammissione dell’Ucraina nell’UE, si contraddistingua per una tendenziale e costante indecisione, nonché per un più cauto sostegno all’adesione. La percentuale di italiani che si dichiara favorevole all’ammissione, al confronto con le altre medie, e con quella generale dei sei paesi sondati, è sempre inferiore. Quanto detto vale sia per chi ritiene che l’Ucraina debba essere immediatamente accettata (il 27% della media totale 6 paesi contro il 19% della media italiana), sia per chi ritiene che l’Ucraina debba essere accettata tra un paio di anni (il 30% della media totale 6 paesi contro il 26% della media italiana).

Infine, comparati con tutti gli altri casi presi in esame dall’indagine di Euroskopia, gli intervistati italiani si distinguono come quelli che, più di tutti gli altri, manifestano la propria indecisione (27% del campione) circa l’ammissione o meno dell’Ucraina nell’UE (la media totale degli indecisi dei 6 paesi è del 19%): nessun altro paese tra quelli analizzati ha una percentuale di indecisi tanto alta.

5.2.5 Aumento delle spese militari

  • La guerra in Ucraina non sembra aver scosso la solida maggioranza di italiani contrari all’aumento della spesa militare.

Nella serie EMG, 22 Marzo – 26 Aprile 2022, la maggioranza degli intervistati, crescente nel tempo, si dichiara contraria all’aumento delle spese militari: dal 48% del 22 Marzo, al 51% del 26 Aprile, passando per il 60% di intervistati contrari il 5 Aprile. Similmente, per i sondaggi IPSOS e Noto Sondaggi del 4-5 Aprile 2022 la maggioranza assoluta degli intervistati si dichiara contraria (51%).

Infine, secondo l’indagine IPSOS del 5-7 Settembre 2022, quando agli intervistati viene chiesto di dichiarare quanto siano d’accordo o in disaccordo circa una serie numerosa di proposte su cosa dovrebbe fare Governo e Parlamento, la proposta di aumentare le spese militari è quella che ottiene il minor tasso di consenso. Infine, nel sondaggio di giugno 2023 (7-12 giugno) di SWG, il 46% degli intervistati ritiene di mantenere stabile la spesa militare dell’Italia, il 25% la vorrebbe diminuita, il 16% non sa o preferisce non rispondere, mentre solo il 13% ne rivendica un suo aumento.

  • Comparando le risposte degli italiani con quelle di altri paesi dell’Unione Europea, si osserva che l’opinione pubblica italina registri il più basso tasso di sostegno ad un aumento della spesa militare.

Quando agli intervistati viene chiesto se il proprio paese dovrebbe spendere più risorse sulla difesa a seguito del conflitto Russo-Ucraino, anche a discapito di altri settori quali l’educazione, la salute e la sicurezza interna, l’opinione pubblica italiana si dimostra fortemente contraria. Nella media complessiva l’Italia, infatti, si classifica all’ultimo posto nell’indagine comparata di Datapraxis & YouGov per ECFR (promossa dal 28 Aprile al 6 Maggio 2022) preceduta da Polonia, Svezia, Germania, Finlandia, Francia, Romania, Gran Bretagna, Spagnae Portogallo.

5.2.6 Esercito europeo

  • Maggioranze assolute e costanti nel tempo si dichiarano d’accordo con l’idea della creazione di un esercito europeo, ma sono divisi su quali siano le soluzioni migliori per realizzare tale esercito.

Il 57% degli intervistati da SWG tra il 2 e il 7 Marzo 2022 si dichiara “molto” o “abbastanza” d’accordo con la creazione di un unico esercito europeo, similmente, sempre il 57% degli intervistati da Demos&Pi e Demetra dell’11-12 Aprile 2022 si dichiara favorevole rispetto alla possibilità di creare un esercito europeo. Tali maggioranze non sono però confermate nell’analisi del Termometro Politico del 15-17 Marzo 2022, dove solo il 43% del campione risponde affermativamente alla creazione di un esercito unico, il 22% insiste invece sulla collaborazione mantenendo le rispettive distinzioni e il 31% si dichiara contrario. La possibilità di perseguire lo sviluppo di un esercito europeo è altresì al centro dell’indagine di SWG tra maggio e giugno 2023 (30 maggio-5 giugno): il 59% degli intervistati ritiene che sia da perseguire mentre il 23% ritiene che non sia da perseguire, tra i primi, però, il 37% del 59% ritiene che sia da perseguire ma non sia importante.

Infine, il wording delle domande sembra avere un effetto sulle risposte: quando una domanda usa il termine “esercito dell’Unione Europea” al posto di “esercito unico europeo” la percentuale di coloro che accoglierebbero positivamente l’iniziativa è pure maggiore del 57% sopracitato: il 63% degli intervistati di Demopolis il 17-18 maggio 2022 dichiarano infatti l’iniziativa come positiva.

APPENDICE